Negli ultimi anni si è visto un maggiore impegno da parte delle case di produzione cinematografiche, soprattutto Statunitensi, nel documentare attraverso film diciamo di “stampo critico”, fatti avvenuti in paesi in via di Sviluppo, nei quali si riscontrano responsabilità immediate anche da parte dei paesi del vecchio continente. Uno di questi è Blood Diamond, ambientato in Sierra Leone, e critica cinematografica a parte il film può essere preso a pretesto per indagare più da vicino le vicende e le realtà che caratterizzano questo paese, che praticamente per tutti gli anni ’90 è stato dilaniato da una folle guerra civile collegata al commercio illegale di diamanti.
La zona dei Monti del Leone prima della colonizzazione portoghese, avvenuta nel 1462, era inclusa nell’Impero del Mali. Era abitata da quattro gruppi etnici, gl Tmene ed i Limba, i Mandingo ed i Malinkè. Furono proprio i portoghesi a dare a questa terra il nome di Sierra Loya. Prima di loro genovesi e normanni vi stabilirono basi commerciali dandole il nome di costa dei grani.
Nel 1700 il potere passò in mano agli Inglesi, le etnie vennero prima ridotte in schiavitù e commerciate verso i territori del nord America, poi usate dagli stessi ad emblema della lotta alla tratta schiavista intrapresa dalla Corona Inglese nel 1800.
Gli schiavi venduti in America dopo aver combattuto per l’Inghilterra nella guerra d’Indipendenza acquistarono la libertà ma patirono, e spesso perirono, fra fame povertà e discriminazione. Gli schiavi rimasti in Sierra Leone pian piano riuscirono invece a riacquistare il loro status di cittadini liberi, e nel 1787 fondarono la nuova capitale: Freetown. Nel 1896 il paese ebbe un’evoluzione politico-sociale che coinvolse solo la zona costiera, lasciata dagli inglesi alla loro amministrazione autonoma.
Nel 1961 la Sierra Leone ottenne la completa indipendenza.
Ma da quel momento in avanti il paese è rimasto in costante stato di guerra civile, con continui e successivi colpi di stato. Le violenze ed i conflitti tribali aumentarono, così come la povertà e l’analfabetismo, che riguardano tutt’ora il 70 % della popolazione.
Nel 1985 il governo toccò il fondo. Molti partiti cominciano ad insorgere contro il governo, il CDF, l’AFCR, e il più importante e violento, il RUF (Fronte Unito Rivoluzionario) che crebbe fino a diventare un vero e proprio esercito di ribelli prese ad attaccare gli uomini alla guida della Sierra Leone accusandoli per il loro malgoverno. Ma in realtà i loro attacchi non furono mirati al solo governo ma a tutto il popolo: cominciarono a mettere a soqquadro l’intero paese e la loro stessa gente, bruciarono villaggi di pacifici e innocui agricolotori o pescatori e ne fecero loro schiavi. Fra le loro file vennero impiegate anche le small boy units, i bambini soldato, strappati alle loro vite ed alle loro famiglie e dai 7-8 anni costretti a combattere, ad uccidere, a mozzare arti contro la loro volontà: imbottiti di droghe e fomentati dagli incitamenti dei loro capi vivono la guerra e l’uccisione degli uomini come un grande gioco, assuefacendosi pian piano alla vista dei morti e del sangue fino a non farci più caso.
Qui entrano in gioco i diamanti: per combattere si ha bisogno di armi. Ma i Leonesi non hanno possibilità di costruirle da sé, hanno necessità di commerciare con stati esteri per poterle comprare ed unica e d’altra parte enorme risorsa di questa terra sono proprio le pietre preziose. Aumentano gli attentati e gli scontri ed il governo vieta il commercio di diamanti verso altri paesi, ma ovviamente il contrabbando lo rende possibile. I “conflict diamonds”, i diamanti di guerra, arrivano di nascosto in Liberia e da lì sono venduti come diamanti non sporchi di sangue alle grandi major che si occupano del commercio di pietre preziose. Con i soldi degli occidentali gli africani riescono a reperire le armi.
Per fermare i massacri nel 1999 intervennero le Nazioni Unite: un contingente di 18.000 uomini riuniti nell’UNAMSIL ha assistito il paese nel cessate il fuoco, nel far cessare gli scontri e durante il disarmo, ed ha coadiuvato alla buona riuscita degli accordi di pace fra il governo ed i partiti contrastanti, che prevedevano la formazione di un governo con quote fra cui oggi sono presenti anche esponenti del RUF.
Si parla sempre di ridurre o annullare debiti, ma non si pensa mai a quelli insanabili, incompensabili, che abbiamo noi nei confronti di tutti quei popoli che nel corso della storia abbiamo soggiogato, discriminato, sterminato, sottomesso. Così per il colonialismo in Africa, così per i popoli polinesiani, per le popolazioni andine, mesoamericane e Native del Nord America..